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Circondata da scoscesi burroni, da panorami mozzafiato, tanto da apparire come una tela in movimento e da una tranquillità che solo lei sa concedere, a 420 metri dal livello del mar Ionio messinese, sorge su una cima della vallata d'Agrò un suggestivo gioiello Siciliano: Forza d'Agrò.

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La sua storia è riccamente colorita per via delle numerose invasioni avvenute nell'arco dei secoli. Si deve ai Greci il primo insediamento tra il VII ed i V secolo a.C. connotandola con il nome di ARGHENNON AKRON, cioè "promontorio d'argento", in seguito poi definita ARGON 'AGRON.

Con la conquista Romana del 135 a.C. il luogo abbandonò la connotazione greca, assumendone quella latina di AGRILLAE ed il villaggio e i gruppi esistenti nella vallata assunsero il nome di VICUM AGRILLAE.
La paura per le continue invasioni bizantine, costrinse la popolazione a rifugiarsi in zone interne, poste al riparo, come la località Casale, che conserva i resti di alcune strutture come la Chiesa di San Michele.

Intorno all'VII secolo divennero sempre più frequenti le incursioni Arabe e dopo diversi sanguinosi scontri, nel 1091 il Conte Ruggero il Normanno riuscì a donare un po' di fiducia e padronanza ad un popolo molte volte bersagliato dalle invasioni. E' infatti al Conte Ruggero che si attribuisce la costruzione del Castello di Forza d'Agrò. Si fa menzione nel 1117, per la prima volta, il nome di Vicum Agrillae.

paese Secondo questo documento, i confini del paese non sono quelli odierni, bensì limitato ai margini del fiume d'Agrò. Quando il Vicum non fu più in grado di ospitare un popolo in espansione, si spostò nella parte più alta di questo territorio, cioè nell'attuale collocazione, territorio che secondo un diploma del re Guglielmo del 1168, venne chiamato territorio di Forza d'Agrò.
Una leggenda racconta che un terribile smottamento della montagna sovrastante la località abbia seppellito il villaggio, costringendo i suoi abitanti a spostarsi verso una zona più sicura denominata Magghia, appena sotto mura del castello, ed è in questo luogo che il popolo inizia ad avere spazi più agevoli. Oltre a Magghia, sorge attorno al castello il caratteristico e pittoresco borgo del Quartarello. E' proprio per la presenza di questa fortezza che queste terre assumono il nome di Forza d'Agrò, e la cittadina ranicchiata intorno ad essa inizia a prendere forma.

paese Con la rivoluzione del 1674 tra Francesi e Spagnoli, Forza d'Agrò, si rende ancora una volta protagonista, infatti, rimasta fedele alla Spagna che in questo caso venne sconfitta, diviene nuovamente terra di conquista. Dal 1676, il feudo di Forza d'Agrò perse tutti i privilegi concessi dal re Ruggero e passò sotto la dipendenza militare di Savoca. Da qui iniziano rancori e lotte che hanno caratterizzato quegli anni. Ogni tentativo di ripresa d'immunità veniva respinta. Nei primi dell'ottocento, vi fu l'intervento degli inglesi che si occuparono anche della ristrutturazione del castello. Con l'abbandono degli ultimi si pose fine a quella che fu un'interminabile funzione militare. In questo fortunato periodo il re Ferdinando decretò l'abolizione del feudalesimo e di conseguenza terminò la baronia di Savoca. Correva l'anno 1866 quando venne emanata una legge che riguardava la soppressione delle corporazioni religiose, permettendo allo stato di appropriarsi dei beni ecclesiastici. In seguito a questa legge i monaci francescani e agostiniani lasciarono i loro conventi. Nel '900 con l'unità d'Italia, il comune seguì le sorti della nazione: la prima guerra mondiale, le campagne si spopolano per via delle emigrazioni, le seconda guerra mondiale, la riforma agraria e tanto altro ancora.

Il paese assunse così l'attuale forma, tante volte definito come un museo all'aperto, dalla visuale incredibile e con una storia e cultura che trasuda da ogni pietra; quasi un plastico accurato di un'antica cittadina medievale.


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